Perché l’Occidente cerca ripetutamente di suicidarsi

Come ho già scritto in un post precedente, da quando John Locke pubblicò i Due trattati sul governo (Edizioni Plus, 2007), ossia dal 1690, l’Occidente non fa che sfornare ideologie che hanno lo scopo di eliminare lo Stato.

Dato che lo Stato (intendo uno Stato vero, ossia sovrano) è indispensabile per proteggere la comunità sia “dall’aggressione di stranieri” (che, oggi lo sappiamo, può essere anche un’aggressione condotta con le armi dell’economia), sia “dai torti reciproci” (per opporsi a questi ultimi lo Stato adopera le leggi), come scritto da Thomas Hobbes (Leviatano, 2009, Laterza, pag. 142) e ribadito da Norberto Bobbio (Stato, governo, società, Einaudi, 1995, pag. 124; Politica e cultura, Einaudi, 2005, pagg. 158-159), sfornare ideologie che hanno lo scopo di eliminare lo Stato non vuol dire altro che tentare di suicidarsi.

Bobbio ha fornito un elenco di queste ideologie (comunismo, anarchismo, ecc. ecc.) in Stato, governo, società, Einaudi, 1995, pagg. 122-125. Oggi bisogna aggiornare quest’elenco, aggiungendo l’europeismo e il multiculturalismo.
L’origine e lo scopo dell’europeismo e del multiculturalismo sono gli stessi di quelli dell’anarchismo e del comunismo. L’origine è il concetto di stato di natura di Locke, lo scopo è quello di eliminare lo Stato.

La mia tesi è infatti questa: Locke descrivendo l’uomo come un essere che allo stato di natura è virtuoso e razionale, un essere che vive naturalmente in armonia con i propri simili, ha introdotto nella cultura occidentale il mito dell’inutilità (anzi della dannosità) dello Stato. Lo Stato deve essere quindi eliminato. È l’irrealistico concetto dello stato di natura di Locke a condurre, nel Settecento, a Rousseau e infine, nell’Ottocento, a Marx, Engels e al comunismo da un lato e a Proudhon e all’anarchismo dall’altro.

In altre parole, il concetto di stato di natura di Locke ha prodotto nel corso del tempo una sorta di credenza religiosa, o meglio parareligiosa, che consiste nella volontà di eliminare a tutti i costi lo Stato.
Ma la realtà delle cose è ben diversa e ogni tentativo di eliminare lo Stato fallisce (come sono falliti l’anarchismo e il comunismo nel Novecento).

Così il fallimento dell’euro (il disastro europeo) è in realtà l’epifenomeno di qualcosa di molto più grande, di cui nessuno parla. Si tratta, cioè, di una tendenza autodistruttiva continua dell’Occidente. Questa tendenza non ha niente a che fare con gli immaginari cicli vitali ineluttabili di Oswald Spengler (Il tramonto dell’Occidente, 1978, Longanesi), né, tantomeno, con le teorie del complotto (vedi Wikipedia, Teoria del complotto), che vanno così di moda oggi.

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