Leggo «La celebrazione del gruppo mondiale neoliberista»: perché il Financial Times ha scelto Soros come uomo dell’anno di Valerija Maslova e Anastasija Rumjantseva, traduzione italiana di «Праздник неолиберальной мировой тусовки»: почему Financial Times выбрала Сороса человеком года, articolo pubblicato su RT il 19 dicembre 2018:
«Gli esperti sottolineano che è del tutto naturale che il quotidiano Financial Times, che tradizionalmente rappresenta gli interessi degli strati benestanti della popolazione, abbia scelto il globalista Soros. Secondo gli analisti, i neoliberisti stanno cercando di dimostrare che mantengono ancora un’influenza nel mondo, anche se è di recente diminuita sensibilmente…
…Il politologo Yury Pochta, Professore di cattedra in politologia comparata presso il RUDN (n.d.T. Università Russa dell’Amicizia tra i Popoli), ha spiegato che la scelta del Financial Times è abbastanza comprensibile, dal momento che l’ordine mondiale neoliberale prevale nel mondo, e gli Stati Uniti “sono a capo di questo progetto internazionale”.
Soros in questo caso è ideologo e realizzatore di successo di queste idee. Si tratta dell’idea di formare una società civile globale, in cui i confini nazionali, religiosi, etnici siano eliminati, vi è completa libertà di movimento del capitale, dove nessun governo nazionale, nessuna tradizione, nessun principio interferisce con l’ottenere il massimo profitto”, ha chiarito l’esperto…
…Come chiarito da Jurij Počta, i sostenitori di Soros sono a favore dei migranti nell’UE, perché contribuiscono all’ “indeterminazione della società europea e alla scomparsa dei confini”. Questo, a sua volta, rimuove i confini anche nel movimento del capitale, il che è vantaggioso a chi detiene il potere.
“Quando dicono che è un grande difensore della democrazia liberale, questa è la loro retorica (dei media occidentali. – RT). Se il liberalismo è senza limiti, allora lì non c’è democrazia. I diritti dei pochi individui che hanno raggiunto il massimo successo sono protetti, e tutti gli altri sono perdenti. Questa è una celebrazione del gruppo mondiale neoliberista”, ha concluso Jurij Počta…
…Come notato da Alexander Domrin, Professore alla Facoltà di Giurisprudenza dell’HSE (n.d.T. Higher School of Economics), è necessario tener conto che i creatori e gli attuali proprietari del Financial Times britannico rappresentano gli interessi dei ricchi.
“Il Financial Times è uno dei megafoni [degli interessi dei ricchi], e non c’è nulla di sorprendente nel fatto che la pubblicazione definisca Soros l’uomo dell’anno. Certo, questo dà un segnale a tutti gli altri globalisti che dicono, noi non siamo sconfitti, restiamo a capo dell’economia mondiale, George Soros è vivo in eterno, sarà sempre con noi”, ha spiegato Domrin a RT.
Secondo l’esperto, la scelta del Financial Times può essere considerata come una sorta di messaggio: “I globalisti subiscono una sconfitta (come sperano, temporanea) a causa della vittoria di Trump, ma esigono rivincita”.»
https://russian.rt.com/world/article/584999-soros-chelovek-goda-financial-times
Ebbene, come è evidente, il suddetto articolo sostiene l’interpretazione del mondialismo come lotta di classe, interpretazione che ho più volte confutato, vedi per esempio qui:
Il mondialismo non è una lotta di classe, è un delirio culturale
e qui:
Luci e ombre del pensiero di Renaud Camus sul mondialismo
Il nodo della questione è che, quando l’islamizzazione dell’Europa raggiungerà un punto critico, gli islamici prenderanno il potere e allora essi restaureranno gli Stati, cioè annulleranno la volontà dei signori del globalismo come George Soros, che è quella di eliminarli (eliminare i confini degli Stati vuol dire eliminare gli Stati).
Nell’Islam l’eliminazione dello Stato è semplicemente impensabile (come tutti sanno o dovrebbero sapere).
Il mondialismo non ha quindi nulla di razionale e la mia conclusione (mia e di nessun altro) è che il mondialismo è un delirio culturale.
Per accertarsi che sia una conclusione affermata solo da me (al 30 dicembre 2018), basta cercare con Google le seguenti frasi comprese le virgolette:
“il mondialismo è un delirio culturale”
“globalism is a cultural delusion”
“le mondialisme est un délire culturel”.
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