Ma perché molti si stupiscono, come “Alice nel paese delle meraviglie”, dell’incapacità esibita urbi et orbi dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal Ministro degli Esteri Luigi Di Maio per quanto concerne la crisi della Libia?
Ecco cosa scrive a questo proposito il Generale Vincenzo Camporini, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa (dal 2008 al 2011):
«Nel discorso del 7 ottobre 2001 con cui annunciava l’avvio delle operazioni militari in Afghanistan, il Presidente George W. Bush citò esplicitamente per il loro supporto la Gran Bretagna, il Canada, l’Australia, la Germania e la Francia, ma non l’Italia, per il semplice motivo che nei giorni precedenti il ministro Martino aveva negato la disponibilità di truppe e mezzi italiani, come pure sarebbe stato tecnicamente fattibile. Peraltro, dopo un anno il nostro Parlamento autorizzò la nostra partecipazione alle operazioni…
…quindi l’impegno militare, importante, ci fu, ma le titubanze politiche [il neretto è mio] non consentirono di incassarne i dividendi né sul piano politico, né su quello dell’immagine.
È una storia esemplare che purtroppo nella storia nazionale si ripete sovente, a partire dall’operazione Desert Shield nel 1991, quando i nostri Tornado si unirono alle operazioni solo a partire dal secondo giorno…
…Quello che sta accadendo nelle due principali situazioni di crisi che ci vedono oggi coinvolti è esemplare. In Iraq l’Italia offre il secondo contingente in termini numerici dopo gli Usa, quasi mille unità con ruoli diversi, che vanno dalla ricognizione aerea, al rifornimento in volo, all’addestramento delle forze di sicurezza e di quelle di polizia irakene, a fronte, ad esempio, dei 160 militari tedeschi; pure, dopo l’operazione con cui è stato ucciso il Gen. Soleimani il Segretario di Stato Pompeo ha avvertito la necessità di contattare varie capitali, tra cui Berlino, ma non Roma; la cosa non sembra avere sconvolto più di tanto i nostri governanti che, nei ritagli di tempo e di energie lasciato dalle estenuanti diatribe sugli affari interni, dalla tassa sulle bevande zuccherate alla crisi Alitalia, ogni tanto lanciano uno sguardo distratto a quanto accade al di fuori del confini nazionali, salvo poi farsi prendere dal panico e reagire o con altisonanti dichiarazioni che richiamano a sacrosanti principi evangelici, ma che non trovano ascolto, o ad azioni di puro scopo mediatico [il neretto è mio] – un esempio il maldestro tentativo dell’8 gennaio di fare incontrare a Roma al-Sarraj con Haftar – che non hanno nessun valore politico aggiunto e danno evidenza di uno sterile velleitarismo…
…Il risultato di tutto ciò è che Roma è sostanzialmente fuori da tutti i giochi, anche da quelli che le interessano più da vicino (che ne sarà della posizione, oggi dominante, di Eni in Libia, quando Erdogan avrà messo definitivamente le mani sulla Tripolitania?) e viene bellamente ignorata anche quando dà un contributo importante alle missioni di stabilizzazione cui partecipiamo [il neretto è mio].»
Vincenzo Camporini
In prima linea ma fuori dai giochi. Camporini spiega il paradosso dell’Italia
9 gennaio 2020
https://formiche.net/2020/01/italia-fuori-dai-giochi-politica-estera-camporini/
Scrivo da tempo del collasso cronico dello Stato italiano – un eufemismo per non dire che lo Stato italiano è uno Stato fallito – e che la causa di ciò consiste in un fatto molto semplice, del quale però nessuno, tranne me, scrive: il cosiddetto Stato italiano non è in realtà uno Stato, ma bensì un sistema associato Stato-Chiesa, che, in quanto tale, non è in grado di utilizzare pienamente e senza remore il potere della forza fisica, che è il mezzo specifico dello Stato, come elegantemente scrisse Max Weber (*).
E quindi “altisonanti dichiarazioni che richiamano a sacrosanti principi evangelici” o “azioni di puro scopo mediatico” sono il massimo che può fare lo Stato italiano, che è uno Stato falso, una mera rappresentazione di Stato, a meno che la responsabilità dell’utilizzo del potere della forza fisica non sia di un altro Stato, intendo dire di uno Stato vero.
Soltanto quando uno o più Stati veri iniziano concretamente a utilizzare il potere della forza fisica, solo allora il falso Stato italiano può utilizzarlo a sua volta, fermo restando, ovviamente, che poi gli Stati veri tratteranno il falso Stato italiano per quello che realmente è: uno Stato fittizio, immaginario.
Ecco la corretta spiegazione del “paradosso dell’Italia” di cui scrive il Generale Camporini (non si tratta di “titubanze politiche”, ma di ben altro).
Vedi anche, per esempio:
La Libia è uno Stato fallito? E l’Italia cos’è?
https://luigicocola.wordpress.com/2017/08/16/la-libia-e-uno-stato-fallito-e-litalia-cose/
e
Due verità misconosciute che il popolo italiano dovrebbe sapere
https://luigicocola.wordpress.com/2019/09/24/due-verita-misconosciute-che-il-popolo-italiano-dovrebbe-sapere/
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(*) «La forza non è, ovviamente, il mezzo normale o unico dello stato, nemmeno per idea, ma è il suo mezzo specifico…
…lo Stato è quella comunità umana che all’interno di un determinato territorio – questo del «territorio» costituisce un segno distintivo – rivendica per sé (con successo) il monopolio dell’uso legittimo della forza fisica.»
Max Weber, La politica come professione, Armando Editore, 2005, pagg. 32-33
N.B.: tutti i link sono stati verificati in data odierna.
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