Archive for dicembre 2012

Una mia curiosità soddisfatta

31 dicembre 2012

In un post del 15 dicembre avevo scritto:

«Personalmente avrei la curiosità di sapere cosa pensano di queste non banali affermazioni del “Financial Times” alcuni attori del teatrino della politica e della cultura italiane, ad esempio l’aspirante Presidente del Consiglio Pier Luigi Bersani…»

https://luigicocola.wordpress.com/2012/12/15/ecco-cosa-scrivono-di-monti-il-financial-times-e-il-daily-telegraph/

Mi riferivo all’articolo di Wolfgang Münchau intitolato “Politics have burst through a Mario Monti bubble” e pubblicato sul “Financial Times” del 10 dicembre.

In particolare mi riferivo a due passi di tale articolo:

«”Ora ci sono due cose che devono essere sistemate in Italia, entrambe profondamente politiche e oltre la portata dei tecnocrati
La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità – essenzialmente smantellare il lavoro di Monti. Gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente.”

“La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela Merkel. Una cosa che Mr. Monti non voleva – e non era capace – di fare.”»

Bene, la mia curiosità è stata soddisfatta: il 26 dicembre il “Financial Times” ha pubblicato un’intervista di James Fontanella-Khan a Pier Luigi Bersani: “Bersani wants growth-oriented Europe”.

Qui è riportato sia l’articolo originale in inglese, sia la traduzione in italiano:

http://gondrano.blogspot.it/2012/12/bersani-alla-corte-dei-tecnocrati.html

Qui è riportato l’articolo soltanto in inglese (l’articolo sul “Financial Times” non è visibile senza registrarsi):

http://www.senzasoste.it/internazionale/pi-a-destra-dell-agenda-monti-ecco-l-intervista-che-prova-che-bersani-ci-ha-venduto-alla-germania

Vediamo cosa risponde (indirettamente) Bersani ai suddetti due passi che mi avevano tanto colpito.

«Tuttavia Bersani – il cui partito ha sostenuto il governo tecnocratico di Mario Monti per 13 mesi finché il primo ministro non si è dimesso lo scorso Venerdì – ha chiarito che vuole giocare un ruolo di primo piano al livello dell’Unione Europea e ha affermato la sua intenzione di rispettare e dare continuità alle decisioni prese da Monti per affrontare la crisi della zona euro.»

«”Non litigherò con la Germania. Io voglio che l’Italia abbia una seria, franca e amichevole relazione con la Germania basata su argomentazioni razionali e realistiche” ha detto Bersani.»

Come si può notare, la mia curiosità è stata ampiamente soddisfatta.

Una cosa, però, proprio non capisco:

perché mai si dovrebbe votare per Bersani invece che per Monti?

È certamente meglio l’originale che una copia.

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Se lo Stato è indispensabile, bisogna non solo rigettare l’Unione Europea, ma anche attuare un’igiene politica degli Stati europei

28 dicembre 2012

Nei miei due saggi di scienza politica, quelli con la copertina verde sotto il titolo del mio blog (se si vuole leggerne l’anteprima basta cliccare sulle rispettive icone), e anche in vari post, ad esempio nei seguenti:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/11/10/lignoranza-della-scienza-politica-contagia-anche-wikipedia/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/11/02/e-sbagliato-spiegare-i-difetti-della-societa-italiana-in-termini-di-questione-morale/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/10/18/la-giustizia-senza-stato-ecco-lo-stupido-e-ridicolo-concetto-che-lintellighenzia-italiana-ha-della-giustizia/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/08/10/ma-lo-stato-e-sempre-esistito-oppure-e-uninvenzione-recente/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/21/gli-stati-non-sono-razzi-e-non-hanno-una-funzione-propulsiva/

ho descritto, in termini razionali, perché lo Stato è indispensabile.

Sempre da un punto di vista razionale, se lo Stato è indispensabile, ne discende che non solo bisogna rigettare le ideologie antistato, ad esempio l’europeismo, ma bisogna anche attuare un’igiene politica degli Stati. Cosa intendo dire? Intendo dire che in Europa, a differenza che nelle Americhe, ci sono due culture (due comunità linguistiche) difettive: quella tedesca e quella italiana.

Il difetto della prima, quella tedesca, è la mancanza di unità politica (Germania e Austria sono infatti due Stati separati), che ha generato in passato, e continua a generare anche oggi, una palese volontà di potenza ipercompensatoria, per il semplice motivo che in Europa, in assenza di barriere geografiche (ad esempio il mare), l’impulso di coloro che parlano la stessa lingua a unirsi politicamente è irrefrenabile e inestirpabile.

Ciò probabilmente è causato dal grande numero di lingue esistenti in Europa (a differenza che nelle Americhe): ognuna di queste lingue lotta strenuamente per la propria sopravvivenza e l’impulso a unirsi politicamente è la diretta conseguenza di questa strenua lotta per la sopravvivenza.

Bloccare il suddetto impulso significa renderlo ancora più forte e pervasivo (analogamente al ritorno del rimosso della psicoanalisi) e il risultato, com’è tristemente noto, è quello di stimolare nella cultura tedesca micidiali fantasie di potenza.

La politica di Angela Merkel, ad esempio, è un’evidente politica di potenza, appena mascherata da buone maniere e da sorrisi di circostanza.

Questo problema, di cruciale importanza per la conservazione della pace in Europa, non è stato affatto eliminato dalla puerile utopia europeista, anzi ne è stato acuito. Il punto è che l’europeismo ha un approccio religioso alla realtà, mentre quest’ultima va affrontata, com’è ovvio, per mezzo della ragione. “Giudica con la ragione” scrisse Parmenide, circa 2500 anni fa.

Il difetto della cultura italiana è la mancanza di separazione tra Stato e Chiesa, la quale produce inevitabilmente un collasso cronico dello Stato italiano, ossia una coloritura medievale della cultura italiana, che infatti è basata sulle caste e sulle corporazioni.

Vedi ad esempio il mio post:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/09/30/il-collasso-cronico-dello-stato-italiano-cose-e-perche-esiste/

All’Italia occorre un nuovo Risorgimento, che separi lo Stato dalla Chiesa.

L’Occidente, piuttosto che coltivare morbose ideologie suicide, come ad esempio l’europeismo e il multiculturalismo, dovrebbe risolvere una volta per tutte il problema di queste due culture, quella tedesca e quella italiana, che sono sue componenti basilari e irrinunciabili.

Se l’Occidente localizzato in Europa soccomberà, l’Occidente localizzato nelle Americhe non sopravviverà a lungo.

Gli Stati Uniti d’America si illudono se credono il contrario, se credono di non far parte di qualcosa più grande di loro, ossia dell’Occidente.

Bisogna comprendere bene di che cosa stiamo parlando. Vedi qui:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/28/cose-loccidente-2/

e qui:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/18/perche-loccidente-cerca-ripetutamente-di-suicidarsi/

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Paradossi e ossimori oppure assoluta incapacità di comprensione?

23 dicembre 2012

Leggo sul “Sole24ore” un articolo di Guido Rossi, “Il paradosso italiano, l’ossimoro europeo”:

“All’interno di una recessione che non accenna minimamente a finire, la democrazia gode di cattiva salute, sia in Italia, dove sembra pericolosamente declinare, sia in Europa, dove appare un fiore completamente appassito ancor prima di sbocciare. Insomma, siamo di fronte a una sorta di paradosso italiano e di ossimoro europeo.”

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-12-23/paradosso-italiano-ossimoro-europeo-081032.shtml?uuid=Abt47bEH

Guido Rossi, dall’alto del suo Master of Laws conseguito ad Harvard (nel lontano 1954), si lamenta di una recessione che non finisce (neanche “minimamente”, ohibò, ma com’è possibile? L’euro non avrebbe dovuto portare ricchezza?), della democrazia che in Italia declina (“pericolosamente”, doppio ohibò), mentre in Europa sembra addirittura “un fiore completamente appassito ancor prima di sbocciare” (triplo ohibò).

Perché mai accade tutto questo? Guido Rossi sentenzia: trattasi di paradossi e ossimori.

Ma non gli sorge il dubbio di non aver compreso affatto la realtà delle cose, di aver usato nei confronti di quest’ultima una chiave interpretativa completamente errata?

Continuo la lettura del suddetto articolo:

“Il futuro governo italiano dovrà dunque, nel suo programma, aver prioritaria una decisa azione in collaborazione con gli altri Stati dell’Unione, per attuare l’unità politica europea e trasformarsi così da Stato membro suddito di una tecno-burocrazia in Stato federato nell’Europa democratica.”

Evidentemente a Guido Rossi è sfuggito l’editoriale sul “Corriere della Sera” di Giovanni Sartori intitolato “Un animale senza difese”:

“Il rimedio? Quello risolutivo sarebbe, a detta dei più, di arrivare a un’Europa federale. Ma temo che sia un rimedio impossibile. Uno Stato federale richiede una lingua comune. Difatti tutti gli Stati federali esistenti sono costituiti da componenti che si capiscono e parlano tra loro. La Germania parla tedesco, gli Stati Uniti e l’Australia l’inglese (e così pure l’India a livello di élite di governo), il Brasile il portoghese, l’Argentina e il Messico lo spagnolo, e così via citando. Se l’Europa diventasse uno Stato federale io mi potrei trovare sulla scheda di voto un candidato finlandese del quale non saprei nemmeno pronunziare il nome e del quale nessun europeo sa nulla. La sola piccolissima eccezione è la Svizzera, che però a livello di classe politica federale si intende benissimo. E trovo stupefacente che nessuno dei proponenti dell’Europa federale si renda conto di questo pressoché insuperabile ostacolo.”

http://www.corriere.it/editoriali/12_novembre_12/un-animale-senza-difese-giovanni-sartori_121347e2-2c91-11e2-ac32-eb50b1e8a70b.shtml

Vedi anche:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/11/17/sartori-ed-io-sugli-stati-uniti-deuropa-scriviamo-le-stesse-cose/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/11/17/la-realta-delle-cose-sta-incominciando-a-imporsi-sui-sogni-e-le-utopie/

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Monti è un Robin Hood al contrario

21 dicembre 2012

Robin Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri.

Monti fa il contrario.

Ecco la recente notizia di un’elargizione governativa di 3,9 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena (con l’autorizzazione dell’Unione Europea, che diamine!):

“Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione comunista-FdS, non ci sta e dichiara: «La Commissione Ue ha dato il via libera temporaneo alla ricapitalizzazione del Monte dei Paschi di Siena per 3,9 miliardi. È il socialismo per soli ricchi: si salvano le banche private ma non le famiglie. Nel solo 2012 il governo italiano ha stanziato 11 miliardi di euro per le banche private: come tutto il gettito dell’IMU [il corsivo è mio]. Il governo Monti somiglia a Superciuk: toglie ai poveri per dare ai ricchi!».”

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2012/12/17/29409-mps-lue-approva-piano-aiuti-di-stato-da-39-miliardi-ferrero/

Confesso di non conoscere Superciuk, ma ho letto su Wikipedia che trattasi di una sorta di Robin Hood al contrario.

Ah, dimenticavo, non si hanno notizie di piantini della Fornero per quanto riguarda la suddetta elargizione.

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Perché gli economisti non si interrogano seriamente sulla volontà europea di distruggere lo Stato?

19 dicembre 2012

Nel post precedente ho scritto che Alberto Bagnai, un economista di tutto rispetto, nel corso di un recente dibattito, ha pronunciato le seguenti parole:

“…perché la macchina europea è una macchina per l’abolizione dello Stato, questo è…”.

https://luigicocola.wordpress.com/2012/12/18/alberto-bagnai-leuro-leconomia-e-lo-stato-il-problema-e-economico-o-politico/

È interessante osservare che Bagnai, nel suo noto libro Il tramonto dell’euro – Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa (Imprimatur, 7 novembre 2012), cita in bibliografia Alain Parguez, per un articolo pubblicato sull’Eastern Economic Journal nel 1999, dal titolo The Expected Failure of the European Economic and Monetary Union: A False Money against the Real Economy (l’articolo è scaricabile gratuitamente in rete qui:  http://ideas.repec.org/a/eej/eeconj/v25y1999i1p63-76.html).

Anche quest’economista, Alain Parguez, nella trasmissione TV di Gianluigi Paragone L’ultima parola del 20 luglio 2012, ha detto chiaro e tondo che l’euro è stato creato proprio per distruggere lo Stato, come ho riportato in un mio vecchio post. Infatti, al punto 00.49.13 del video della suddetta trasmissione TV disponibile all’indirizzo qui sotto, Parguez afferma: “…era chiaro dall’inizio che la creazione dell’euro avrebbe dovuto sfociare nella distruzione dello Stato…”.

http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-562e7042-d847-4816-921b-ec60c4536332.html#p=0

Ora, la mia domanda è questa: se più economisti di vaglia arrivano ad affermare ciò, che non è proprio una bagatella, perché essi (e i loro colleghi) non si chiedono (e seriamente, vale a dire senza ricorrere alla teoria del complotto o all’argomento della stupidità umana) qual è la causa di questa volontà di eliminare lo Stato?

Io ho un’idea ben precisa di tale causa e ne ho scritto sia nel mio saggio di scienza politica Le nuove forme dell’utopia: europeismo e multiculturalismo – Come e perché l’Occidente cerca ripetutamente di suicidarsi (lulu.com, 19 aprile 2012, prima edizione), sia in vari post, ad esempio in questi:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/11/la-fissazione/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/18/perche-loccidente-cerca-ripetutamente-di-suicidarsi/

https://luigicocola.wordpress.com/2012/07/19/bertrand-russell-e-john-locke-2/

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Alberto Bagnai, l’euro, l’economia e lo Stato: il problema è economico o politico?

18 dicembre 2012

È parecchio tempo che non scrivo di Alberto Bagnai, il noto economista antieuro.

Il 13 dicembre c’è stato un dibattito tra Bagnai, Paolo Ferrero (di Rifondazione Comunista) e Alfonso Gianni (di SEL).

Vorrei indicarvi il penultimo video del dibattito, quello intitolato “Entusiasmo (Alberto Bagnai e Paolo Ferrero)”, anzi un momento preciso di questo video (al punto 18.06), quando cioè Bagnai pronuncia queste parole:

“…perché la macchina europea è una macchina per l’abolizione dello Stato, questo è…”.

http://goofynomics.blogspot.it/2012/12/la-tabellina-dello-zero.html

Alla fine, dopo tanta economia, la verità, che è di natura politica, viene fuori.

Ma poi, immediatamente, tutti e tre si mettono a parlare d’altro, compreso Bagnai, che è di gran lunga il più lucido dei tre (e infatti la verità lui l’ha detta, ma, purtroppo, solo incidentalmente).

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Un libro di Federico Rampini che parla della MMT

17 dicembre 2012

Trovo in libreria un recentissimo (settembre 2012) saggio di Federico Rampini edito da Laterza. Si intitola:

“Non ci possiamo più permettere uno Stato sociale” (Falso!)

e parla, fra l’altro, della MMT, Modern Money Theory o Modern Monetary Theory, in italiano Teoria Monetaria Moderna.

Chi è Federico Rampini? Cerchiamo in rete:

«Laurea in Economia alla Bocconi, ha lavorato anche a Mondo Economico, L’espresso, Il Sole-24 Ore.»

http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=RAMPINI+Federico

«È stato allievo del sociologo liberale francese Raymond Aron, all’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, e di Mario Monti all’Università Bocconi…

…Si iscrive giovanissimo al Partito Comunista Italiano e inizia la sua attività di giornalista nel 1977 a Città futura, settimanale della Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI), di cui era segretario generale Massimo D’Alema; dal 1979 scrive per Rinascita, giornale che deve abbandonare nel 1982 dopo avervi pubblicato un’inchiesta sulla corruzione in seno al PCI. In seguito è stato prima vicedirettore del Sole 24 Ore poi capo della redazione milanese e in seguito inviato del quotidiano la Repubblica a Parigi, Bruxelles, San Francisco e Pechino.

Come corrispondente, ha raccontato dapprima le vicende della Silicon Valley; ha lasciato poi gli Stati Uniti per aprire l’ufficio di corrispondenza di Pechino. Ha insegnato alla Berkeley University e all’Università Jiao Tong di Shanghai. Attualmente è inviato per La Repubblica a New York.»

http://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Rampini

Sempre cercando in rete, trovo proprio sul sito della Repubblica il brano riguardante la MMT del suddetto saggio sullo Stato sociale:

E se la risposta alla crisi fosse stampare più soldi? – Se il deficit non e’ un peccato la rivoluzione copernicana dei nuovi economisti Usa

“NEW YORK LE GRANDI crisi partoriscono grandi idee. Così fu dopo il crac del 1929 e la Depressione. Per uscirne, l’ Occidente usò il pensiero di John Maynard Keynes, scoprì un ruolo nuovo per lo Stato nell’ economia, inventò le politiche sociali del New Deal e la costruzione del moderno Welfare State. Oggi siamo daccapo…

…Ma dall’ America una nuova teoria s’ impone all’ attenzione. Si chiama Modern Monetary Theory, ha l’ ambizione di essere la vera erede del pensiero di Keynes, adattato alle sfide del XXI secolo. Ha la certezza di poter trainare l’ Occidente fuori da questa crisi. A patto che i governi si liberino di ideologie vetuste, inadeguate e distruttive. È una rivoluzione copernicana, il cui alfiere porta un cognome celebre: James K.Galbraith, docente di Public Policy all’ università del Texas e consigliere “eretico” di Barack Obama. JAMES K. Galbraith è figlio di uno dei più celebri economisti americani, quel John Kenneth Galbraith che fu grande studioso della Depressione e consulente di John Kennedy. Il nuovo Verbo che sconvolge i dogmi degli economisti, assegna un ruolo benefico al deficit e al debito pubblico. È un attacco frontale all’ ortodossia vigente. Sfida l’ ideologia imperante in Europa, che i “rivoluzionari” della Modern Monetary Theory (o Mmt) considerano alla stregua di un vero oscurantismo. Quel che accade in questi giorni a Roma e Atene, l’ austerity imposta dalla Germania, peri teorici della Mmt non è soltanto sbagliata nei tempi (è pro-ciclica: perché taglia potere d’ acquisto nel bel mezzo di una recessione), ma è concettualmente assurda…

…La Teoria Monetaria Moderna fa a pezzi questa bardatura di vincoli calati dall’ alto, la considera ciarpame ideologico. La sua affermazione più sconvolgente, ai fini pratici, è questa: non ci sono tetti razionali al deficit e al debito sostenibile da parte di uno Stato, perché le banche centrali hanno un potere illimitato di finanziare questi disavanzi stampando moneta. E non solo questo è possibile, ma soprattutto è necessario…

…Il “nuovo Keynes” oggi non è un profeta isolato. Galbraith Jr. è solo il più celebre dei cognomi, ma la Mmt è una vera scuola di pensiero, ricca di cervelli e di think tank. Così come la destra reaganiana ebbe il suo pensatoio nell’ Università di Chicago (dove regnava negli anni Settanta il Nobel dell’ economia Milton Friedman), oggi l’ equivalente “a sinistra” sono la University of Missouri a Kansas City, il Bard College nello Stato di New York, il Roosevelt Institute di Washington. Oltre a Galbraith Jr., tra gli esponenti più autorevoli di questa dottrina figura il “depositario” storico dell’ eredità keynesiana, Lord Robert Skidelsky, grande economista inglese di origine russa nonché biografo di Keynes. Fra gli altri teorici della Mmt ci sono Randall Wray, Stephanie Kelton, l’ australiano Bill Mitchell…

…La Teoria Monetaria Moderna è ben più radicale del pensiero “keynesiano di sinistra” al quale siamo abituati. Perfino due economisti noti nel mondo intero come l’ ala radicale che critica Obama da sinistra, cioè i premi Nobel Paul Krugman e Joseph Stiglitz, vengono scavalcati dalla Mmt. Stephanie Kelton, la più giovane nella squadra, ha battezzato una nuova metafora… ornitologica. Da una parte ci sono i “falchi” del deficit: come Angela Merkel, le tecnocrazie (Fmi, Ue), e tutti quegli economisti schierati a destra con il partito repubblicano negli Stati Uniti, decisi a ridurre ferocemente le spese. Per loro vale la falsa equivalenza tra il bilancio di uno Stato e quello di una famiglia, che non deve vivere al di sopra dei propri mezzi: un paragone che non regge, una vera assurdità dalle conseguenze tragiche secondo la Mmt. Poi ci sono le “colombe” del deficit, i keynesiani come Krugman e Stiglitz. Questi ultimi contestano l’ austerity perché la giudicano intempestiva (i tagli provocano recessione, la recessione peggiora i debiti), però hanno un punto in comune con i “falchi”: anche loro pensano che a lungo andare il debito crea inflazione, soprattutto se finanziato stampando moneta,e quindi andrà ridotto appena possibile. Il terzo protagonista sono i “gufi” del deficit. Negli Stati Uniti come nell’ antica Grecia il gufo è sinonimo di saggezza. I “gufi”, la nuova scuola della Mmt, ritengono che il pericolo dell’inflazione sia inesistente. Secondo Galbraith Jr. «l’ inflazione è un pericolo vero solo quando ci si avvicina al pieno impiego, e una situazione del genere si verificò in modo generalizzato nella p r i m a g u e r r a mondiale». Di certo non oggi. Il deficit pubblico nello scenario odierno è soltanto benefico, a condizione che venga finanziato dalle banche centrali: comprando senza limiti i titoli di Stato emessi dai rispettivi governi…”

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/02/21/se-la-risposta-alla-crisi-fosse.html?ref=search

Consiglio a tutti di leggere il libro di Rampini.

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Ecco cosa scrive di Monti il premio Nobel Paul Krugman

16 dicembre 2012

L’11 dicembre il premio Nobel Paul Krugman ha scritto sul “New York Times” un articolo intitolato “Bleeding Europe”.

Questo è il testo originale in inglese:

http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/12/11/bleeding-europe/

E qui c’è la traduzione italiana:

http://econocrash.altervista.org/leuropa-salassata-di-paul-krugman/

Vorrei soffermarmi su ciò che Krugman scrive di Monti.

In inglese:

“The latest case in point is Italy, where Mario Monti — a good guy, deeply sincere — is leaving early, ultimately because his policies are delivering Italy into depression.”

In italiano:

“L’ultimo caso in questione è l’Italia, dove Mario Monti – un bravo ragazzo, profondamente sincero – abbandona in anticipo, in ultima analisi, perché le sue politiche stanno portando l’Italia in depressione.”

Io penso che Krugman sia veramente troppo benevolo quando afferma che Monti è “un bravo ragazzo, profondamente sincero”. L’eccesso di benevolenza sembra condurre all’idea del contrario di quanto affermato. In alternativa, Krugman giudica che Monti sia realmente così, ma in tal caso lo dovrebbe giudicare anche (necessariamente) alquanto incompetente.

Tertium non datur. A voi la scelta.

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Ecco cosa scrivono di Monti il “Financial Times” e il “Daily Telegraph”

15 dicembre 2012

Il 10 dicembre il “Financial Times” ha pubblicato un articolo di Wolfgang Münchau, intitolato “Politics have burst through a Mario Monti bubble”.

Qui c’è l’articolo in inglese riportato sul sito del Politecnico di Torino (in pdf è riportata anche la pagina originale del “Financial Times”):

http://www.swas.polito.it/services/Rassegna_Stampa/dett.asp?id=4028-164205355

Questa è la traduzione italiana:

http://www.investireoggi.it/economia/financial-times-la-politica-fa-scoppiare-la-bolla-monti/

Vediamo soltanto due passi di quest’articolo:

“Ora ci sono due cose che devono essere sistemate in Italia, entrambe profondamente politiche e oltre la portata dei tecnocrati
La prima è quella di invertire immediatamente l’austerità – essenzialmente smantellare il lavoro di Monti. Gli aumenti delle tasse e i tagli alla spesa hanno un effetto controproducente.”

“La seconda priorità è quella di scendere in campo contro Angela Merkel. Una cosa che Mr. Monti non voleva – e non era capace – di fare.”

Personalmente avrei la curiosità di sapere cosa pensano di queste non banali affermazioni del “Financial Times” alcuni attori del teatrino della politica e della cultura italiane, ad esempio l’aspirante Presidente del Consiglio Pier Luigi Bersani e il sedicente maître à penser Aldo Busi, del quale ho scritto in un post precedente:

https://luigicocola.wordpress.com/2012/11/16/unidea-perniciosa/

Vediamo adesso cosa scrive di Monti il “Daily Telegraph” (lo stesso giorno del “Financial Times”, il 10 dicembre):

“Mario Monti’s exit is only way to save Italy

Italy has only one serious economic problem. It is in the wrong currency.”

di Ambrose Evans-Pritchard

http://www.telegraph.co.uk/finance/comment/ambroseevans_pritchard/

9735757/Mario-Montis-exit-is-only-way-to-save-Italy.html

Qui c’è la traduzione italiana:

http://vocidallestero.blogspot.it/2012/12/luscita-di-mario-monti-e-lunico-modo.html

Basterà citare soltanto il titolo e il sottotitolo:

“L’uscita di Mario Monti è l’unico modo per salvare l’Italia

L’Italia ha solo un grave problema economico. Ha la valuta sbagliata. “

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Mario Monti, il Gauleiter per l’Italia

14 dicembre 2012

Ho letto ieri questa notizia:

«La cancelliera tedesca, Angela Merkel, avrebbe espressamente chiesto al primo ministro italiano, Mario Monti, di candidarsi alle prossime elezioni politiche. Lo dichiarano alcune fonti citate dall’agenzia di stampa Ansa. »

http://it.ibtimes.com/articles/39709/20121213/monti-merkel-candidarsi-elezioni.htm

Mi è venuta subito in mente, irresistibilmente, la parola tedesca “Gauleiter”.

Perché mi è venuta in mente? Leggiamo Wikipedia:

«Il termine stava anche ad indicare, spesso con natura ironica, un capo di Stato o di governo totalmente asservito al Terzo Reich: nel 1939, durante uno dei loro colloqui, Vittorio Emanuele III irritò Benito Mussolini dicendogli che – secondo quanto gli aveva riferito un nobile tedesco – in Germania era definito il “Gauleiter per l’Italia”. »

http://it.wikipedia.org/wiki/Gauleiter

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